23 October 2020

Focus sulle obbligazioni convertibili, dalla newsletter del G Fund Global Convertible Bonds.

La volatilità implicita è al centro della performance delle obbligazioni convertibili e di questo fattore va tenuto oggi ancor più conto nella gestione delle obbligazioni convertibili americane, principalmente sul Nasdaq, quindi con un'esigenza supplementare in materia di selettività dei dossier.

La volatilità implicita è al centro della performance delle obbligazioni convertibili.

La volatilità implicita costituisce un indicatore di rischio molto importante, ma difficile da gestire. Lungi dall’essere “normali”, i salti di volatilità seguono un andamento simile a quello dei terremoti, che induce una particolare vigilanza nella gestione dei rischi di un portafoglio.

Il più delle volte, vediamo che i livelli di volatilità implicita delle stock option sono maggiori nelle opzioni put (che scommettono sul ribasso dei prezzi dei titoli azionari sottostanti) piuttosto che nelle opzioni call (che invece scommettono su un rialzo dei titoli). Questa differenza è chiamata skew (inclinazione). Ma ultimamente, questo disallineamento ha presentato un volto relativamente nuovo sul mercato azionario statunitense, con la volatilità che è aumentata in modo significativo sulle call. E soprattutto su call a brevissimo termine.

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Fonte: FT, Sundial Capital Research Options Clearing Corp al 10/09/20

Alla radice di questo fenomeno ci sono acquisti insolitamente alti negli ultimi mesi su opzioni call out-of-the-money (cioé il cui prezzo di esercizio per l’acquisto dell’azione sottostante è più alto del prezzo attuale di mercato) nella speranza di generare guadagni sostanziali dal un’impennata del Nasdaq.

Inoltre, i dati sui derivati ​​mostrano che gli acquirenti sarebbero principalmente condotti da investitori retail (vedi grafico in pagina), sicuramente tramite piattaforme di trading online come Robinhood o TD Ameritrade.

L’impatto di questi acquisti di opzioni sui prezzi delle azioni sottostanti (e quindi sui bond convertibili associati) è tutt’altro che neutro. In effetti, i market maker che si trovano faccia a faccia con queste transazioni sono costretti ad acquistare più azioni o panieri di indici per coprire le loro posizioni short, il che crea un flusso di acquisto significativo, soprattutto sulle azioni del Nasdaq. Questo fenomeno è chiamato gamma squeeze.

Quando si tratta di società con una provata capacità di generare reddito e flusso di cassa, si potrebbe pensare che le azioni alla fine riacquistino il supporto fondamentale. Ma che dire di casi molto più speculativi, con un modello di business ancora molto giovane e fragile?

L’impatto degli investitori retail sulle azioni statunitensi è tutt’altro che marginale, come ha appena dimostrato uno studio accademico (Gabaix X, Koijen R.S.I. (2020) ” In Search of the Origins of Financial Fluctuations: The Inelastic Markets Hypothesis”), e il fenomeno dello squeeze range accentua questa pressione di acquisto su dossier tecnologici o biomedici.

Questo fattore speculativo deve essere chiaramente preso in considerazione nella gestione delle obbligazioni convertibili americane, principalmente sul Nasdaq. Con quindi una maggiore esigenza in materia di selezione dei dossier.

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